Tissue Sparing Surgery: di cosa si tratta?

Fino a qualche decennio fa, la chirurgia ortopedica con impianto di protesi era considerata tra le più invasive e traumatiche. Oggi la situazione è per fortuna molto diversa, dal momento che si parla sempre di più di Tissue Sparing Surgery (letteralmente “chirurgia a risparmio tissutale”). Questo approccio ha cominciato a farsi strada alla fine degli anni ‘90 in ambito USA, mettendo in primo piano un concetto di mini invasività chirurgica molto interessante da approfondire.

Quando si pensa alla chirurgia ortopedica mini invasiva, a caldo è naturale immaginare l’esecuzione di una incisione contenuta. Questo modo di pensare è figlio di tempi in cui era in voga il detto “grande taglio, grande chirurgo”.

Di sicuro non è sbagliato affermare che la Tissue Sparing Surgery si contraddistingue per incisioni chirurgiche più contenute (generalmente inferiori ai 10 centimetri), ma è bene specificare che va anche oltre. A essere ricercato dal chirurgo è infatti soprattutto il risparmio dei tessuti nobili.

Sto parlando nello specifico di muscoli, tendini, capsule, osso. Ormai, a prescindere dal distretto anatomico interessato dall’intervento, il chirurgo ortopedico si muove con lo scopo di rendere il più basso possibile il livello di offesa a carico dei suddetti tessuti.

La finalità di questo approccio è estremamente evidente e, come già ricordato, palese fin dalla visione dell’incisione chirurgica, che appare notevolmente ridotta. I benefici a cui si punta riguardano però anche la riduzione delle perdite ematiche, così come il contenimento dell’intensità del dolore peri e post operatorio.

Da citare è ovviamente anche il recupero più rapido (il protocollo Fast Track permette di concretizzare un recupero estremamente funzionale). La Tissue Sparing Surgery permette infatti di riprendere la deambulazione – ovviamente assistita – già il giorno successivo all’intervento.

L’importanza del risparmio di tessuto osseo

Dati alla mano – e per ragioni che riguardano soprattutto la maggiore aspettativa di vita – le patologie di natura artrosica riguardano pazienti sempre più giovani. Parlando del caso specifico dell’artrosi d’anca, non è raro veder entrare in sala operatoria anche persone attorno ai 50 anni candidate all’impianto di protesi. In questi casi, la chirurgia che punta al risparmio tissutale prende in considerazione anche l’osso.

Da diversi anni a questa parte, le linee guida sono orientate verso una chirurgia a risparmio del collo del femore contraddistinta dall’impianto di steli corti. Il risparmio di osso femorale e del patrimonio osseo metafisario è finalizzato all’agevolazione del futuro intervento di revisione che, come già ricordato, riguarda frequentemente i pazienti giovani, soggetti che possono andare incontro a un secondo intervento a circa 20 anni dal primo.

 

Si tratta di un aspetto verso cui mi ritengo particolarmente sensibile in quanto mio padre, Prof. Claudio Trentani, ha inventato la protesi di rivestimento all’anca nel 1971 e io stesso sono titolare di brevetti personali.

Impatto della Tissue Sparing Surgery sui tempi di ospedalizzazione e sul ritorno alle attività quotidiane

L’impatto della Tissue Sparing Surgery coinvolge anche i tempi di ospedalizzazione, che risultano notevolmente ridotti, con ovvi vantaggi per quanto riguarda i costi sanitari.

Degno di nota è però pure l’aspetto psicologico. Il paziente operato con l’approccio di Tissue Sparing Surgery, dal momento che sperimenta un traumatismo decisamente più basso rispetto a un tempo, è infatti maggiormente portato a impegnarsi con la finalità di riprendere il prima possibile le performance della sua vita quotidiana.